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14 gennaio 2010

Haiti trema e sotto le macerie tanti morti, poveri

Nel Mar dei Caraibi una violenta scossa di terremoto magnitudo sette martedì alle ore 16,53 ora locale, colpisce nell’isola di Hispaniola, al confine con la Repubblica Dominicana, Haiti, la parte più occidentale dell’isola. Questa stupenda terra con gli antichi abitanti indigeni taino e aranachi, fu scoperta dal Mondo moderno Europeo da Cristoforo Colombo nel 1492 dove sbarcò con la caravella S.Maria. Da qui Colombo scoprì, senza saperlo, le Americhe, la grande opportunità e la grande ricchezza.

Oggi Haiti è il paese più povero delle Americhe e dal 12 gennaio il sisma lo ha reso ancora più povero. Il terremoto distrugge la capitale Port-an-Prince, dove sotto le macerie restano sepolti oltre 100.000 abitanti su una popolazione pari a 3-3,5 milioni, per un totale nel paese di 9 milioni di abitanti. Quasi tutti gli edifici, piccole case e baracche rase al suolo. Fra la gente che è riuscita a mettersi in salvo riversandosi fuori dalle abitazioni, ci sono moltissimi feriti rimasti per strada, con la sola assistenza precaria degli stessi abitanti fortunatamente illesi.

Molti di loro per la tragedia e lo shock, vagano senza una vera meta per le strade e spazi aperti disperati, piangendo e alcuni cantando per una reazione contraria alla disperazione e darsi coraggio. Molti ancora aiutano i loro cari o raccolgono fra le loro braccia i loro figli feriti o morti e prendono le iniziative per organizzare i primi soccorsi di fortuna. Tantissimi bambini rimasti soli e feriti restano lì seduti da qualche parte con altri sfortunati bambini e aspettano. I mezzi di soccorso inesistenti. L’ONU presente sull’isola è sepolta sotto le macerie.

La macchina dei soccorsi internazionale è lenta a mettersi in moto. Solo un ospedale è rimasto in piedi e la Croce Rossa internazionale si stà attrezzando nell’organizzare punti di assistenza e pronto intervento da campo in varie aree del Paese. La Capitale, ormai distrutta, è isolata. Le comunicazioni tutte interrotte anche TV e Radio, tranne alcuni contatti fortunati via internet. Manca tutto, anche l’acqua e nell’organizzare i soccorsi, bisognerà considerare il pericolo epidemia per tanti morti lasciati per strada. Nel sostegno morale della Chiesa è morto l’arcivescovo della Capitale di Haiti. Numerose Nazioni rispondono subito alla grave situazione inviando soccorsi, ma l’organizzazione ha i suoi tempi tecnici.

Dagli USA il Pentagono invia navi della Marina Militare e squadre con tecnici di soccorso militare, prendendo anche il controllo dello spazio aereo su Haiti per organizzare voli che faranno spola da Miami per aiuti umanitari. Il Presidente Renè Preval ha dichiarato –“ E’ una catastrofe , il Paese è distrutto”- .Il Presidente è rimasto vivo con la sua famiglia perché non erano nel palazzo presidenziale e rivolgendosi all’Associated Press ha ipotizzato 500.000 morti, ma non ancora verificabili. Il Presidente Obama oggi ha fatto una dichiarazione, che la popolazione di Haiti non sarà lasciata sola e programmato in una riunione alla Casa Bianca un piano di aiuti, considerando negli sviluppi quelli prioritari.

Intanto con il volo dei 72 tecnici specialistici e marines, giungeranno nel territorio colpito dal sisma 48 tonnellate di aiuti. Dalla Gran Bretagna squadre di vigili del fuoco West Sussex specializzata in disastri naturali e medici e infermieri. Pronti anche la Francia e la Spagna. I primi aiuti dell’Unione Europea è con 3 milioni per l’emergenza. Dall’Italia l’Appello del Papa Benedetto XVI –“Il mio pensiero e vicino alla popolazione”- Il Dipartimento della Protezione si coordina con la Farnesia, la Difesa e la Croce Rossa per organizzare aiuti e mezzi.

Intanto nell’attesa dei soccorsi, sono stati sepolti in una fossa comune 7 mila morti e la gente, che ha già perso tutto, si organizza con mezzi rudimentali per aiutare e soccorere chi ne ha bisogno. Molti fuggono e il Paese, in preda a saccheggi di sopravvivenza e sciacallaggio, è nel caos.

Articolo del New York Times

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